Erano le 20 e 23.
Ed una bambinetta bionda e lacrimosa, stava tornando a casa sgambettando sulle scalette di via strinella. Scendeva.
Aveva appena pianto e stringeva tra le mani un fazzolettone bianco.
Era buio. Ma lei non aveva paura di camminare da sola. I suoi pensieri erano da tutt’altra parte e non avevano intenzione di tornare.
-Ma tu guarda quel deficiente! E tu guarda che deficiente sono io!-
I suoi stivaletti ticchettavano sull’asfalto, infastidendo le persone che dietro di lei stavano scendendo. Era un gruppetto di ragazzi. Erano cinque, vestiti da rapper, con cappellini da basket, t-shirt enormi e catene. Tante catene. Di tutte le lunghezze e dimensioni. E fu proprio una catena, che si avvolse intorno alla vita della bambinetta lacrimosa. Che si ritrovò legata al cappio come una vacca, scaraventata a terra senza se e senza ma.
Le toccarono le cosce che strabordavano dagli autoreggenti e le palparono le tette, troppo grandi per la quarta taglia.
Le alzarono la gonna.
Uno di loro le afferrò il tacco e glielo iniziò a leccare. Un altro le sfilò gli slip e la stuprò. Poi fu braccata da un altro, e da un altro ancora. Mentre il quarto dei cinque faceva da palo e non mollava la la catena, ed il quinto continuava a leccare il suo stivale.
Erano ne 21 e 03. Ed era buio.
La bambinetta bionda e lacrimosa era stesa per terra e stringeva tra le mani il fazzolettone. Ci aveva immerso il viso e si era impiastricciata col suo stesso muco. E piangeva. Si reggeva la gonna e giocava con l’indice nel sangue. Che usciva a fiotti dalla sua vagina.
-Ma tu guarda che deficiente- pensava.
Ed i suoi pensieri erano altrove, e non avevano intenzione di tornare.