La Malattia
Sono stata in giro per la città, da sola, tra i vicoli della periferia, dove tutto è distrutto ma nessuno ha messo le transenne. Sono le strade che attraversavo quotidianamente, fino a sei mesi fa. Attraverso le quali andavo all'ufficio di mio padre, al mercato all'aperto o al negozietto dell'usato. Sono strade strette e ripide, ma delle ottime scorciatoie per i frettolosi. Io me le son sempre fatte a piedi così da sentire i rumori, gli odori, osservare i colori, perchè che motivo c'è di fare una stradina bella se non c'è nessuno che la veda? Io ero nessuno, anche l'altro giorno sono stata nessuno. O forse l'unica. A sentire il silenzio dell'abbandono, a sentire le finestre libere di sbattere e cigolare al vento, a osservare i panni rimasti stesi ad asciugare sei mesi e mezzo fa, sbiaditi dal sole e ammuffiti dalla pioggia, che nessuno ha avuto la cura di ritirare, a vedere le case sane, in piedi, in tutto il loro splendore, completamente abbandonate, che hanno perso il loro motivo di vivere. Che darei per occuparne una, tutta mia, in mezzo al nulla, dove neanche gli uccelli vanno più a posarsi, come se una mano invisibile li scacciasse via. E mentre gironzolavo tra queste strade, da sola, col pensiero ben piantato nel qui e nell'adesso, non potevo non immaginare la puzza dello scarico che mi tediava tanto e che adesso mi manca. I cespugli sono diventati altissimi, le erbacce incolte. Ci sono anche due orti lasciati a morire con la gramigna che non guarda in faccia a nessuno.
Lo spirito della mia città è come se non esistesse più, morto tra le macerie e dimenticato da tutti. Ora c'è uno spirito nuovo, bambino, che ancora non si conosce e non conosciamo che attira la gente, che gli fa pucci pucci.
1 commenti:
Non ci sarebbe bisogno di commenti... Giusto per dire che quel che hai scritto arriva. E ipnotizza.
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