mercoledì 21 settembre 2011

Storia di un Tagliabambù

Oggi ho visto una cosa meravigliosa.

Anche questo anno i contadini del comune di Inakadate in Aomori hanno fatto il campo di riso come un quadro.
Il tema di questo anno è Taketori Monogatari,
un racconto popolare giapponese risalente al X secolo. Significa Storia di un Tagliabambù.

Cercando Inakadate su Google escono tantissime foto di questi quadri, tutti meravigliosi, tutte persone sorridenti anche sotto la pioggia.
Quest'anno, il 29 Maggio è stato il giorno della semina.




Il 9 Giugno solo un alone, quasi un riflesso degli alberi intorno..




Ma poi, il 23 Giugno..




E il 14 Luglio




Ed il 18 Agosto..




E via così, fino ad oggi, anzi, al 15 Settembre.




(se volete vedere altre foto son qui)

Il comune ha iniziato dagli anni novanta per chiamare i turisti al loro piccolo paese.
Nei primi anni usavano solo tre tipi di riso, di cui uno è quello moderno, due sono quelli antichi, per fare diversi colori in campo.
Questo anno sono stati seminati sette tipi di semi. Di cui sei tipi sono stati modificati da quel riso antico. Ultimamente si vede finalmente il colore rosso, portato dal centro laboratorio agrario della prefettura di Aomori.

E' stata fatta appositamente l'immagine perché si veda meglio dal palazzo comunale di Inakadate.
Accetta i visitatori fino al primo ottobre.
Si può partecipare al lavoro del raccolto del riso. L'evento sarà il 2 ottobre. E' gratis, vengono offerti onigiri e tonjiru (zuppa con suino e miso).

Il sito del comune di Inakadate


Leggere questo articolo mi ha fatto andare in estasi, un quadro di riso, il cielo nuvoloso, il Giappone. Sono rimasta a bocca aperta per buoni 30 secondi, poi ho deciso di attingere questa informazione. Grazie a Questo Piccolo Grande Banzai per avermi fatto conoscere questa meraviglia.

sabato 17 settembre 2011

I lego nel cervello



Chissà quante persone sono nella mia situazione o molto peggio di me. Un lavoretto scemo scemo almeno lo faccio e qualche spicciolo a fine mese lo prendo. ma io cavolo se ho paura per quello che sta succedendo. Non me ne frega nulla delle schifezze del nostro premier, che lui può fare il presidente a tempo perso, però mi spavento non appena mi chiedo cosa sarò tra un anno.
Ora, sembrerà una stronzata infinita, ma oggi ho visto l'ultima puntata di True Blood e ho visto che hanno riconfermato la serie, ma non appena ho realizzato che la prima puntata della quinta stagione ci sarà tra un anno, m'è piombato un macigno sull'alluce del piede sinistro. Porca zozza, un anno. Non credevo che pensare da qui ad un anno mi avrebbe sconvolto così tanto. Ora ho tutto in ballo e io ballo con il mio tutto, ma quanti dubbi ballano la mazurca nella mia testa senza sapere neanche i passi base.
Uno non vuole fare il pessimista, è che diciamocelo francamente, quando si sta male, si sta sempre tanto male, anche se non è così grave. E fino in fondo si sa sempre che può solo andare meglio. Uno fa il pessimista perchè farlo porta bene, oppure perchè così si è pronti a tutto, ma sotto sotto sappiamo che il peggio non ci toccherà davvero. Ma a quanto pare sta andando davvero peggio, e secondo me andrà sempre peggio. Forse sto faendo la pessimista di facciata anche ora, ma non lo so mica se la speranza mi s'è persa nelle fogne. E quindi mi sento persa.
Qualcuno potrebbe mica darmi qualche consiglio su come si inizia a mettere in ordine qualche tassello? Mi basterebbe una parola, davvero, io non so proprio come si inizia. Neanche avessi buttato i lego in un mare di palline colorate.

La mia dolce casa di marzapane



La mia casetta è piccola, tre stanze e due finestre, le pareti non sono neanche tanto alte e il fidanzato ogni volta che entra in bagno dice prima o poi diventerò pelato, strusciando la testa al soffitto. Casa ha una quantità infinita di cose. Persone, libri e diari. Ha due televisori e tre pc, perchè non si sa mai che una che scrive ed uno che programma devono poterlo fare ovunque, in ognuna delle tre stanze.
Sono stata fuori 14 giorni, una vacanza memorabile, e quando sono tornata a casa lei era così, bella, buia e calda, ma grande e spaziosa con un bagno gigante ed una luce così forte che quando l'accendevi faceva male.
In questa vacanza ho visto sette ostelli, tutti molto belli, ma piccoli e un po' puzzolenti, con le luci che a malapena illuminavano la tazza e dopo essere stata al bagno di notte dovevo pregare tutto il calendario per non perdere qualche arto sbattendo al termosifone anteguerra.
Eppure quando sono tornata a casa.. Una tristezza pervasiva, l'unica cosa per cui non mi scendeva la lacrimuccia era lei, con la doccia tutta mia. La mia casa, stavolta è la mia per davvero! Ed è tanto bella.
A quest'ora poi, che il primo sole infreddolito entra dalla finestrella della cucina e invade la sala spaccandola a metà neanche ci fosse una crepa, luce e buio e se lascio la porta della camera spalancata investe in pieno anche il fidanzato. Facendolo borbottare. Stamattina mi sono alzata così, pensando che forse avevo lasciato la luce accesa. Erano le sette ed avevo una voglia di pancakes che non ve la auguro, soprattutto se in casa non avete l'occorrente per prepararli. Mi son messa a scrivere.
Bella è la mia casetta, anche quando fa sparire le cibarie dalla credenza.