mercoledì 28 ottobre 2009

Lucca Comics, Return



Questo fine settimana sarò a Lucca, parto Venerdì mattina presto, che se non è presto caccio la mazza da baseball dal portabagagli e mi diverto col resto della marmaglia, se tutto va bene dopo pranzo dovrei essere attiva gironzolando tra gli stand. Per la prima volta vado con TANTA gente, il che mi piace tantissimo.
Avrò meno tempo per spulciarmi i fumetti, non potrò rimanere imbambolata a riposare il cervello fissando il vuoto, non potrò fare la stacanovata tipica di Lucca Comics. Che anche questo mi piace tantissimo.
Mangerò meglio del solito, evitando panini e tranci di pizza, avrò più tempo per rilassarmi, visto che eccetto me, il resto del gruppo non ha voglia di correre per prendere il primo treno della giornata nè di svenire spasimando tra i cosplayers per starmi dietro. Penso che a questa Lucca sarò un po' più grande, più lenta e meticolosa. Il che mi piace tantissimo.
Vedrò la fiera da un punto di vista diverso, ridendo e scherzando, senza la bombola ad ossigeno.
Intanto carico nella sacca le calze da apetta!

P.S. Lù, è la prima vacanza che facciamo insieme!

venerdì 23 ottobre 2009

Nudo&Crudo

Ieri sono stata radio, o meglio, al telefono con la radio. La trasmissione di chiama Nudo&Crudo e viene trasmessa su Radio1 Rai alle 13 e 30.

Ieri mattina sono partita presto perchè avevo un appuntamento improrogabile con una ditta di pompe e a ora di pranzo ero lì, nel panico perchè non sapevo come farmi contattare. I cellulari non prendevano, neanche fosse stato un bunker. Ma non sapevo che la radio tutto può, così ho chiesto al capo se poteva darmi il suo numero diretto della sala convegni, ho chiamato l'autrice del programma e le ho detto di chiamarmi a quel fisso.

Mi sono rinchiusa lì a fare una chiacchierata con l'etere, mentre gli amici scrivevano cartelli e li passavano sulle porte a vetri per farmi lanciare al mondo anche il loro messaggio. Non ci sono riusciti. Mi sono appolaiata sulla poltrona, gambe incrociate e cornetta in mano come fosse una borsa dell'acqua calda. Accanto a me c'era il capo che doveva lavorare, con un sorrisetto furbo è rimasto per tutto il tempo, anche se a un certo punto ho pensato che fosse talmente immerso nello schermo del pc, da stare per entrarvi davvero. E' stata un'esperienza molto bella, mi sono divertita. Non so parlare veloce, solo se tratto cose che so benissimo o che ho preparato precedentemente. Le domande che mi avrebbe fatto Giulia Fossà ovviamente non le sapevo, e la mia voce in diretta era tutto purchè veloce e sincopata. A una domanda, però, non riesco a dare una risposta: ma le speaker radiofoniche, parlano così anche nella vita reale? Io tenderei a dire di si, perchè..

Comunque, ecco il podcast della puntata.

mercoledì 21 ottobre 2009

La Malattia

Sono stata in giro per la città, da sola, tra i vicoli della periferia, dove tutto è distrutto ma nessuno ha messo le transenne. Sono le strade che attraversavo quotidianamente, fino a sei mesi fa. Attraverso le quali andavo all'ufficio di mio padre, al mercato all'aperto o al negozietto dell'usato. Sono strade strette e ripide, ma delle ottime scorciatoie per i frettolosi. Io me le son sempre fatte a piedi così da sentire i rumori, gli odori, osservare i colori, perchè che motivo c'è di fare una stradina bella se non c'è nessuno che la veda? Io ero nessuno, anche l'altro giorno sono stata nessuno. O forse l'unica. A sentire il silenzio dell'abbandono, a sentire le finestre libere di sbattere e cigolare al vento, a osservare i panni rimasti stesi ad asciugare sei mesi e mezzo fa, sbiaditi dal sole e ammuffiti dalla pioggia, che nessuno ha avuto la cura di ritirare, a vedere le case sane, in piedi, in tutto il loro splendore, completamente abbandonate, che hanno perso il loro motivo di vivere. Che darei per occuparne una, tutta mia, in mezzo al nulla, dove neanche gli uccelli vanno più a posarsi, come se una mano invisibile li scacciasse via. E mentre gironzolavo tra queste strade, da sola, col pensiero ben piantato nel qui e nell'adesso, non potevo non immaginare la puzza dello scarico che mi tediava tanto e che adesso mi manca. I cespugli sono diventati altissimi, le erbacce incolte. Ci sono anche due orti lasciati a morire con la gramigna che non guarda in faccia a nessuno.
Lo spirito della mia città è come se non esistesse più, morto tra le macerie e dimenticato da tutti. Ora c'è uno spirito nuovo, bambino, che ancora non si conosce e non conosciamo che attira la gente, che gli fa pucci pucci.

mercoledì 7 ottobre 2009

La Storia

Ecco il link della puntata!

Negli studi Dear



Ieri sono stata in tivvù. E' stata la prima volta in vita mia ed ero un po' tesa. Pensavo fosse molto peggio, che in studio facesse più caldo e che l'atmosfera fosse più formale, credevo che avrei sudato da bagnare la poltrona o che mi sarei imbambolata a fissare un punto sullo schermo per poi svenire boccheggiante come una balena al bagnasciuga. E invece no. Non è andata alla grandissima ma diciamo discretamente bene. Il cuore batteva poco e la posa a gambe accavallate mi dava una certa disinvoltura. Se non fosse stato per il labbro inferiore che pendeva sarei stata quasi perfetta.
Sono arrivata ai centri DEAR con un'ora di anticipo, siamo partiti tre ore e mezzo prima, giusto perchè mio padre non era in ansia, per ammazzare il tempo abbiamo fatto le incursioni negli studio mentre degli uomini ci guardavo incuriositi con un punto interrogativo sulla testa. Lo studio di Domenica In è un buco e dalla porticina blindata si vedeva il pubblico di Cominciavo Bene. Ho anche incontrato la Pezzopane, presidente dalle provincia de L'Aquila.
Un amico mi ha mandato un sms sul cellulare che si è rivelato provvidenziale: non pensare a quello che devi fare fino a quando non lo stai facendo. Vero, verissimo, quindi ho spento il cervello e si sono accesi i riflettori. Venti minuti sono volati. Non vedevo l'ora che passasse la mattinata di ieri, era quello l'osso duro per me, l'uscita del libro perdeva di importanza difronte alla tivvù. E invece la tivvù è passata e oggi esce il libbbro. Tre, due, uno.
Oggi vado a fare un giretto per le librerie superstiti, sperando sia già uscito.

lunedì 5 ottobre 2009

Rivoglio il mio cucuzzolo!!


E' cosa risaputa, non mi so vendere. Mi vergogno, divento rossa, inizio a sudare a freddo e a parlare come Super Vicky. Non ci so fare, mi rilasso solo se davanti a me ho uno bravo che mi fa sentire a mio agio. Come agli esami, con la differenza che stavolta non ho la domandina a piacere.

Domani sarò in tivvù, alla trasmissione di Augias Le Storie - Diario d'Italia, su Rai 3 alle 12 e 45. Che lo dico a fare, sono un po' tesa. E' la prima volta che mi capita un'esperienza del genere, sto nervosa e suscettibile, mangio cioccolato e ho bisogno di coccole. Il coniglio mi fa la cacca vicino alle pantofole e anche lui si sente trascurato. E' uscito un trafiletto anche su Il Venerdì di Repubblica che pubblicizza questa puntata, sarà una delle prime della stagione e con me ci sarà l'architetto Giovanni Pietro Nimis, che si è accupato della ricostruzione nei luoghi colpiti da terremoti.
-Ma io volevo campà tranquilla- ho detto alla mia dottoressa mentre le raccontavo la telefonata del contatto stampa, e lei mi hai risposto: -E ci vivrai-, ridendo. Quella risatina mi ha consolato poco. Chissà come andrà, dietro le quinte ci saranno mio padre e Michele, e anche loro sono uno più emozionato dell'altro. Papà mi cerca tutti i giorni su Google e mi telefona dicendo -E' uscita ufficialmente la copertina!! L'ho vista sul sito bla bla bla-, Michele mi guarda e ride, e sospire mentre mi aiuta a cercare la maglietta da mettere domani. Mi da consigli e mi massaggia la nuca. Ah..

Se domani a ora di pranzo qualcuno si dovesse imbattere in me, pretendo pareri e giudizi. Anche spietati, ho le spalle larghe!

P.s. Il libro esce mercoledì!

giovedì 1 ottobre 2009

Somewhere Over The Rainbow



Martedì sera c'è stato Stefano Benni, per una rappresentazione di Empatia, una specie di associazione non ben identificata, volta a stimolare lo spirito assopito dei miei cittadini. In un angolo di un campo di Onna, tra la sterpaglia appena rasa e i fili spinati dei recinti degli animali. C'erano cinque gazebo, due che esponevano fotografie, uno con il palco, le sedie e un tavolo, dove sotto c'era seduto Stefano Benni con le braccia incrociate sul petto e i capelli bianchi irradiati nella luce. Il gazebo con tre lampadine gialle con sotto una porchetta snella e lunga, salami appesi su tutto il perimetro, caciotte, pecorini e prosciutti, e uno stand che vendeva bevande, soprattutto vino a birra. Siamo arrivati alle 19, giusto in tempo per vedere un chitarrista con una chitarra in grembo che strimpellava e cantava, e due persone, un uomo e una donna, seduti intorno a un tavolo. Quando il chitarrista s'è fermato, loro due hanno iniziato a recitare dei brevi skatch, lapidari e simpaticissimi, amari e ironici sulla società moderna, ovviamente scritti da Benni e talmente realistici che sembrava di stare in un film di Boldi e De Sica. La luce era fioca, l'aria tiepida, io avevo i capelli sporchi accroccati dietro la nuca, un paio di jeans e una felpa. Ogni tanto arrivava una zaffata di erba e salame, e su tutto le risate mie e del pubblico, e gli applausi. Era un'atmosfera informale, gioiosa e genuina dove tutti ci conoscevamo, dove lo schieramento era palesemente di sinistra e tutti indossavano kefie e cardigan di lana. E' stata una serata bella, spero irripetibile, perchè il magone che aleggiava su tutto e su tutti era tangibile, il sorriso spento e l'amaro alla bocca dello stomaco. Alla fine ha parlato Benni, c'ha raccontato dell'Africa, dei burattini e dei ghieò, i cantastorie. Hanno portato in Ruanda dei burattini e hanno giocato coi bambini, recitato, favoleggiato. E alla fine del viaggio erano tutti felici e stupiti di come i bambini avessero compreso sin da subito il ruolo delle marionette. La firma del libro Terra! e siamo andati a fare la fila allo stand delle leccornie pesanti.
Ci siamo mangiati un panino alla porchetta e abbiamo comprato una bottiglia di vino rosso, ci siamo seduti sul prato deserto. Con le gambe incrociate e gli spini sotto il sedere, al buio e con il freddo, abbiamo parlato. Del malessere che ci circonda, dell'insoddisfazione.