venerdì 28 novembre 2008

Quando mi sveglio la mattina con la paura.
La paura che sia l'ultimo giorno. Il primo giorno della fine o il primo giorno della rinascita.
Con la voglia di darti un puffetto ed il timore di un voltafaccia. La paura di osare, perchè il maledetto orgoglio mi fa stare con la testa china e lo sguardo a terra.
Per trattenere il pianto liberatore, per non darti soddisfazione. E fa male. E cammino con la testa che mi scoppia. Perchè trattenermi non mi è mai riuscito facile. Perchè scrivo qua, in pasto a tutti, ma solo per te. Che neanche leggerai. Che hai letto prima, ma adesso chi sa. Perchè non vengo da tanto ed ora neanche ci pensi.
Sto male per te, sto di un male fetente.
E mi manca la tua lucina negli occhi. Il tuo sorriso buono ed il tuo abbraccio caldo. Che fa una sega al termosifone.
Il tuo maglione di lana e la tua pancia morbida.
Mi manchi tu e te l'ho detto. Ma sembra non te ne freghi niente.
Ho paura sia l'inizio della fine. O per farla breve, la fine e basta.
Dimmelo.
Perchèì prima inizio, prima finisco.
Basta.

mercoledì 5 novembre 2008

Saluta, fa un inchino e se ne va



Al Mercatino dell'usato la luce è bassa.
La gente entra ed esce, si stringe nel cappotto e borbotta.
Due uomini sono nel reparto libreria, dove una ragazza piccola, che sembra un maschietto stringe in mano Fango, di Ammaniti.
Due uomini discutono.
-Beh, che ne pensi di Obama?- domanda l'uno.
-Se vivessimo in un mondo civile non l'avrebbero mai eletto- risponde l'altro.
-Vabbe figurati, tanto fa la fine di Kennedy-

La ragazza un po' maschietto è perplessa. Ha un male fetente alla schiena (complice lo zaino pesante di Lucca) e non ha la forza di chiedersi il senso di tale risposta.
Anche se, in fondo, il senso già lo sa. E' stampato sui loro volti amareggiati e soddisfatti. Sui loro occhiali presbiti e sul loro alito cavernoso.