venerdì 19 settembre 2008

Soldi Sporchi, di Sam Raimi e Sly, di Banana Yoshimoto

Da ieri ho deciso: ogni film che vedo ed ogni libro che leggo, dovrà insegnarmi qualcosa. Non sarà più un processo incosciente di una bimbina curiosa di sapere. No. Dovrò studiare a fondo i processi creativi e narrativi e riproporli su me stessa.
Così da poter controllare le mie scelte narrativa, progettare le strutture ed alla lunga prevedere le difficoltà.

Soldi Sporchi.
Regia di Sam Raimi, con Bill Paxton, Bridget Fonda, Billy Bob Thornton. In un film del 1998.



Tre amici trovano una valigia piena di dollari in un aereo precipitato. Decidono di dividerseli ma i contrasti emergono rapidamente. Per di più i soldi sono il riscatto pagato per un rapimento e c'è chi pretende di averne più diritto.

Un film lineare. Sceneggiatura serrata, semplice e concisa. C'è un preciso rapporto causa/effetto. Succede qualcosa che implica qualcosa, sempre più coinvolgente, sempre più ricco di pathos e di suspance.
Che poi diciamolo. La prima fine si sa, non ci stanno cazzi. La seconda fine no. Almeno io, nella mia ignoranza, non avrei mai osato immaginarla. Ma anche la seconda fine sarebbe potuta essere prevedibile. Perchè è anch'essa una diretta conseguenza di eventi e parole precedenti.

Sly,
di Banana Yoshimoto.



Tokyo, oggi. Kiyose, la giovane donna che racconta la storia in prima persona, viene a sapere che Takashi, un suo caro amico bisessuale con il quale aveva avuto una relazione, è sieropositivo. La notizia sconvolge il piccolo cerchio di amici di cui fanno parte anche Mimi, l'attuale compagna di Takashi, e Hideo, un giovane gay che a sua volta ne era stato l'amante. Hideo e Kiyose si convincono a fare il test, il cui esito si saprà non prima di due settimane. Per sfuggire all'intollerabile attesa, gli amici decidono di realizzare un vecchio sogno: visitare insieme l'Egitto. Il viaggio, intenso e a tratti rarefatto, prevede come ultima tappa Roma, che riserva loro l'incanto degli attimi che si sanno irripetibili.

Ho scoperto questa scrittrice per caso.
Ne ho sentito parlare tantissimo, soprattutto di Kitchen. Ma io sono idiota, e gli autori troppo lodati e troppo sbrodati li snobbo. Cosa che avrei dovuto fare anche con l'eleganza del riccio, ma che non ho fatto.
Banana Yoshimoto mi piace.
Seppur la sua narrazione calma arriva a dei picchi snervanti.
Lei parla, parla, parla. Di case, di templi, di paesaggi, del cielo.
Un viaggio inizia, dura e finisce. E finisce anche il libro. Una linearità che non ha niente di entusiasmante.
Se non la crescita individuale dei tre personaggi.
Che forgiano la loro personalità, una e trina, soprattutto in relazione alle persone che stanno loro attorno. Nello specifico una donna, giapponese anch'essa.
E proprio grazie agli eventi esterni e contingenti scopriamo molte cose che altrimenti non avremo mai saputo.

Ed ora, qualcosa di completamente diverso (cit.).
Nella mia libreria, sotto la scrivania, sopra le mensole e dentro le scatole colorate, ci sono 260 libri.
Mentre dormivo, il mio cervello mi ha proposto una pazzia.
E se li disponessi in ordine alfabetico?
Ne infilo il più possibile nella libreria ufficiale. Poi passo per le mensole e per le scatole. Ed infine, sotto il letto ci metto quelli ancora non letti.
Urgesi consiglio! Soprattutto da te, Lù! Che so già che mi dirai.

4 commenti:

RRobe ha detto...

Il libro da cui è tratto "Soldi Sporchi" (il titolo è "Un piano semplice") è ancora meglio.

Sara Ciambotti ha detto...

Grazie per la dritta.
L'avevo anche letto all'inizio, A Simple Plan, ma in genere i libri di cui vedo prima i film perdono di attrattiva.

LucaCP ha detto...

Vorrei spendere una piccola parola per quel grande uomo di Sam Raimi: Sammy caro, i lov u!

PS: Banana Yoshimoto mi incuriosisce tantissimo, però penso che non riuscirei a reggere a lungo andare...

Sara Ciambotti ha detto...

A lungo andare di cosa?
Ogni opera si aggira attorno alle 150 pagine.